iS@fe- Opstart- Approfondimento

Su Opstart si presenta iS@fe, un sistema integrato ad alta tecnologia per la gestione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Il progetto è sviluppato dalla start-up innovativa Phoenyx srl. Mancano 9 giorni alla fine della campagna, sono stati raccolti 9.313 euro, con un chip di base di 250 euro.

Leggi il financial

La società opera in coerenza con le logiche di Industria 4.0

Phoenyx Srl ha progettato e sviluppato la piattaforma “iS@fe”, avanzato sistema tecnologico che punta al mercato dell’industrial automation dei sistemi di sicurezza nei luoghi di lavoro, con controllo remoto. L’azienda realizza soluzioni innovative per l’integrazione di telecamere termiche nel software iS@fe e bracciali che segnalano e verificano il rispetto del distanziamento sociale previsto dalle normative (oggi rese obbligatorie a causa dell’emergenza da Covid-19) e dai protocolli degli ambienti di lavoro insieme ad altre soluzioni aggiuntive.
Phoenyx – dichiara nei documenti allegati – di essere riuscita a porsi come unico interlocutore in Italia nei sistemi aziendali che applicano i principi IoT (Internet of Things) e “smart objects” con ricavi nel 2019 pari già a 750.000 euro con un EBITDA di quasi 350.000 di euro.

Elenca nella sua presentazione 50 clienti, tra cui Unilever, Eni, Buitoni e altri grandi player che hanno scelto le soluzioni sviluppate da Phoenyx per la sicurezza sul lavoro. Il mercato italiano è dinamico e negli ultimi dieci anni registra già circa 60 milioni di euro di fatturato con tre realtà che si distinguono  – e possibili competitor – Ascom Tateco, Teltonica e Twig Com.

Si prevede che il settore del safety device obbligatorio- data anche  l’attuale emergenza sanitaria in corso – avrà con tutta probabilità un effetto di dilatazione nel raggiungimento degli standard di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro già nella seconda parte del 2020.

Con un capitale deliberato di 12.631,58 euro sottoscritto e versato per 10.000 euro la società di Monza nata nel 2017 diviene start up innovativa nel 2018 e si lancia alla ricerca di capitale.

Un team che ha un’unica testa

La società è attualmente retta dall’amministratore unico Marco Sirini, laureato in ingegneria informatica presso il Politecnico di Milano, software engineer e ricercatore, specializzato in progettazione concettuale dei database e in progettazione architettura software di applicazioni orientate agli oggetti (UML).
Ha collaborato con importanti realtà del mondo IT quali Fastweb Spa, Zeropiù Spa ed altre. Svolge anche attività di docenza in «Software Engineering» presso strutture formative dedicate.
Gli altri soci sono Rodrigues Alexandre, nato a Curitiba (Brasile) e Mario Carini (titolare di una quota nominale minoritaria).

Rischi legati al mercato competitivo e alla conflittualità tra i soci

Per quanto riguarda le previsioni dell’impatto sull’espansione commerciale, la start-up è esposta a rischio di bassa difendibilità del vantaggio competitivo a fronte di uno scenario che vede la presenza di diversi competitor diretti.

In una relazione allegata ai documenti sulla piattaforma dichiarano “di non essere in grado di sapere (come tutti) come sarà la seconda parte del 2020, ma ipoteticamente le previsioni 2020 dovranno essere posticipate al 2021”.
“In ogni caso – spiegano – “l’azienda ha già adottato le opportune contromisure con forte contenimento dei costi fissi ed accesso al credito bancario, anche in relazione a quanto previsto nel DL Liquidità”, ed ancora – “attendiamo quali misure verranno ulteriormente presi nel prossimo decreto”.

Durante l’assemblea, fine 2019, per l’aumento di capitale tramite crowdfunding  e offerta di quote, dinanzi al notaio Enrico Sipione di Milano,  il socio Mario Carini si dichiara in opposizione alla scelta deliberata. “Essa – dichiara a verbale –  era volta ad escluderlo come socio di minoranza vieppiù – aggiunge – dato che era stato anche revocato dal mandato di distribuzione”.

Specifica inoltre di essere in possesso di documentazione che conterrebbe prova di un accordo preliminare tra i soci che lo vedeva in possesso di una quota del 40% (e dunque nominale) e non del 10% come risulta dall’atto di costituzione.

Al termine di questo contrasto il notaio conclude che “data questa situazione non è ad oggi determinato o determinabile l’effettivo importo del capitale sociale e del numero delle quote che lo rappresentano in relazione all’aumento, e che non è quindi possibile allegare un verbale definitivo né depositare con esso nel Registro delle Imprese il testo dello Statuto sociale con l’aggiornamento relativo al capitale”.

Leggi il financial