“Crowdfunding” è un termine nato da due parole inglesi: crowd, folla, e funding, finanziamento.
La folla riguarda la pluralità di persone che possono sostenere il progetto, e il finanziamento si riferisce al fatto che qualsiasi ente, società o individuo possono fare una richiesta per ricevere soldi da una pluralità di persone per sostenere un progetto.
Il crowdfunding è uno strumento di finanza alternativa rispetto ai canali tradizionali come le banche e le società di intermediazione finanziaria: è una forma collettiva di raccolta di fondi che mette in contatto direttamente i finanziatori con chi ne ha necessità. La raccolta fondi avviene tramite piattaforme digitali online.
Crowdfunding: che cosa dice la legge in Italia?
Il crowdfunding in Italia è regolamentato dal 2012: il nostro Paese è stato il primo a creare un Decreto-legge specifico per l’equity crowdfunding, una sottocategoria del crowdfunding, partendo inizialmente dalla definizione di start-up innovativa e allargando poi, nel corso degli anni, le agevolazioni e la possibilità di lanciare offerte online alle PMI e successivamente a tutte le tipologie di imprese.
I motivi di un quadro normativo così precoce dipendono probabilmente dal tessuto imprenditoriale italiano, in cui le piccole e medie imprese sono un attore molto importante e radicato, ricco di tradizioni familiari, competenze, ingegno e creatività, ma che allo stesso tempo hanno spesso difficoltà di accesso a crediti, prestiti e finanziamenti.
La disciplina dei portali on line sui cui si lanciano le offerte per la raccolta fondi è affidata alla Consob, la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, l’autorità che in Italia vigila sui mercati finanziari.
Quando è nato il crowdfunding?
Se si intende il crowdfunding come una raccolta di fondi che scavalca le istituzioni tradizionali, gli storici del crowdfunding ne fanno risalire le origini addirittura a Jonathan Swift, l’autore de I viaggi di Gulliver: nel 1700 egli istituì infatti l’Irish Loan Fund, che concedeva prestiti senza interesse ad artigiani e commercianti irlandesi.
Il crowdfunding vero e proprio è nato però grazie allo sviluppo del web, che lo ha reso un fenomeno globale e di massa.
Le prime campagne di crowdfunding sono state lanciate agli inizi degli anni 2000 negli USA, e la loro crescita e diffusione, anche grazie allo sviluppo di internet e della comunicazione digitale, sono state esponenziali in tutto il mondo.
Una delle pietre miliari è stata nel 2009 Kickstarter, una piattaforma web nata per ottenere fondi per progetti creativi indipendenti come videogiochi, film ma anche imprese agroalimentari. In Italia il crowdfunding ha iniziato farsi conoscere nel 2005 con Produzioni dal basso, una delle prime piattaforme e attive ancora oggi. Il crowdfunding, i suoi concetti e le sue definizioni sono poco conosciuti dagli italiani, ma il fenomeno è in grande crescita, con oltre 160 milioni di euro raccolti soltanto nel 2019, e tassi di crescita costanti.
Gli elementi del crowdfunding
Secondo la definizione della Commissione Europea, il crowdfunding è un metodo per raccogliere soldi da molte persone tramite le piattaforme online. Lo scopo di queste raccolte è il finanziamento di progetti o lo sviluppo di imprese. Il crowdfunding comprende quindi i fundraiser, cioè le imprese (start up, PMI, privati) e gli investitori, che a loro volta possono essere privati o imprese. In cambio del denaro concesso, gli investitori ottengono una ricompensa in denaro, in beni o in servizi.
Lo strumento attraverso cui avviene l’incontro è una piattaforma online, la cui attività è regolamentata dalla Consob.
Perché è nato il crowdfunding?
Il crowdfunding è un metodo meritocratico, rapido, semplice per raccogliere fondi, per dare vita a progetti, per sostenere cause, per realizzare sogni e idee.
È meritocratico perché soltanto le idee migliori vanno avanti, grazie alla decisione della comunità della rete; è semplice perché rispetto alle trafile, agli iter burocratici e alle garanzie richieste da banche e società finanziarie, un’offerta online avviene praticamente in tempo reale; è rapido perché le raccolte di fondi on line hanno un limite di tempo, ad esempio un mese, entro il quale la raccolta si chiude.
Grazie alle piattaforme online e alla pervasività della rete, privati e società di tutti i tipi possono proporre i loro progetti e farli valutare direttamente dalla rete.
Quali sono i vantaggi del crowdfunding?
La formula presenta vantaggi sia per i fundraiser che per gli investitori. I fundraiser ottengono visibilità e hanno accesso a denaro che magari non potrebbero ottenere in altro modo, ad esempio in banca, perché non hanno le garanzie necessarie, mentre gli investitori, oltre a poter diversificare il proprio portafoglio, ricevono una ricompensa in cambio del denaro concesso.
Queste ricompense variano in base al tipo di crowdfunding.
Questo termine è infatti spesso definito come “termine ombrello”, perché raggruppa tante tipologie diverse di finanziamento. Esistono svariate forme di crowdfunding, di cui alcune sono ibride, altre invece a loro volta sono suddivise in sottocategorie. Le tipologie principali sono tre.
Crowdfunding: le tipologie principali
Crowdinvesting:
Con il crowdinvesting gli investitori concedono denaro a privati, istituzioni o società in cambio di una ricompensa. È un vero e proprio investimento e la ricompensa può essere rappresentata ad esempi da quote societarie, da canoni di affitto, da royalties, in base alla tipologia.
Il crowdinvesting è una delle forme più popolari e più sviluppate di crowdfunding, in particolare per l’equity crowdinvesting, che prevede una vera e propria partecipazione societaria da parte degli investitori, che sottoscrivono il capitale di rischio.
Donation crowdfunding:
Tramite questa tipologia, gli investitori concedono del denaro senza scopo di lucro. La ricompensa può essere quindi simbolica, come può capitare con la raccolta fondi per un’emergenza sanitaria.
Reward crowdfunding:
Invece di ricevere quote della società o comunque ricompense in denaro, i sostenitori (backers)ricevono un prodotto o un servizio: ad esempio possono ricevere prodotti o prototipi da provare in anteprima, o servizi in esclusiva.
Spesso, questa tipologia rappresenta una fase primaria di un progetto che poi diventa di crowdinvesting: dopo aver reso visibile il prodotto o il servizio e averlo diffuso grazie agli investitori, i fundraiser possono lanciare un progetto di crowdinvesting proponendo agli investitori di partecipare alla società.