Graphene-XT: l’intervista ad Emanuele Crescini, socio e membro del CDA

Emanuele Crescini è financial advisor della Graphene-XT dal 2019 e socio della stessa dal 2017. Ha maturato un esperienza nel mondo finanziario ultra trentennale. Dal 2014 si è inserito nel mondo delle startup italiane tramite l’adesione del primo club deal dedicato. Dal 2015 inizia l’attività da crowd investor e business angel. Imprenditore e team builder in più progetti è amante delle società innovative in fase seed. Partecipa come mentor nella community di Startupgeeks ed incubatori come il nuovo polo a treviglio dello Step Tech Park focalizzato alla riduzione dell’emissione di CO2. Ad oggi partecipa in più di 20 realtà imprenditoriali inserite sul mercato dell’innovazione.

La raccolta fondi per la start up è stata effettuata nel 2017 su Mamacrowd.

Quando e come è nata l’idea del vostro prodotto/servizio?

Tutto nasce da una manifestazione d’interesse diretto da parte del dominus Simone Ligi che la esplicitò ad alcuni suoi amici durante una serata ludica. Le competenze tecniche e la passione messa nel presentare i suoi intendimenti convinsero anche gli altri amici ad intraprendere l’avventura. Da quel momento si realizzò la concretizzazione del processo da idea alla cosiddetta execution.

Perché hai scelto per la tua azienda il finanziamento tramite l’equity crowdfunding?

Nel 2016 veniamo sollecitati da un nostro consulente che aveva relazioni con il team di Mamacrowd i quali avevano mostrato interesse al progetto. A questo punto ci viene proposto la possibilità di poter utilizzare questo nuovo strumento di raccolta, affidandoci totalmente ai consulenti stessi, in quanto le nostre conoscenze erano molto verticali verso la chimica, ma con poca propensione al marketing e al mondo finanziario, per cui non abbiamo potuto far altro che affidarci totalmente ai professionisti che hanno preparato il tutto.

Quali sono le principali criticità che hai incontrato durante il processo di elaborazione e di raccolta della campagna?

Diciamo che di criticità particolari non ne abbiamo incontrate, in quanto fornivamo i dati che gli advisor ci chiedevano. Abbiamo lasciato piena delega nella presentazione del pitch e il focus lo abbiamo voluto condividere nella gestione delle regole di gestione dell’aumento di capitale con i nostri legali. Business Plan e strategia della comunicazione sono state generate dai professionisti incaricati. Per cui, come detto, non abbiamo avuto particolari patemi d’animo nella presentazione del progetto sulla piattaforma.

Il team della società è ancora quello originale? Ci sono state nuove entrate o qualcuno è uscito?

I founder sono gli stessi della prima ora. Abbiamo avuto degli avvicendamenti nel CdA e attualmente su 5 membri, 3 sono founder e 2 sono figure professionali che danno un maggior apporto manageriale, volto a sostenere la startup iniziale come azienda futura.

Il progetto sta continuando oppure è terminato, come sta andando?

Il progetto Graphene-XT non è più un progetto, ma una realtà che sta generando prodotti da inserire sul mercato, sia retail, che corporate su ampi segmenti anche trasversali tra loro. Per dire ad esempio che oggi siamo in fase beta con un additivo a base di grafene per olio motore “GXT Lube” e i nostri early adopters provengono proprio dalla base dei nostri crowd investors.

Come interagisci con i tuoi investitori, quali feedback hai da loro?

Diciamo che l’interazione con i nostri investitori non è stata immediatamente idilliaca, ma per una mancanza nostra, in quanto concentrati sul trovare applicazioni concrete del grafene, restando per troppo tempo silenti. Ad un certo punto ci siamo resi conto che non potevamo lasciare i nostri investitori privi di informazioni condivisibili e a questo riguardo, l’inserimento nell’organigramma dell’attuale CMO ci ha permesso di riportare la barra a dritta. Abbiamo rivisto totalmente il sito, aperto i canali social e attuato una comunicazione costante. Per i nostri soci inoltre abbiamo aperto un canale telegram dedicato.

Ripeteresti l’esperienza del crowdfunding?

Direi di sì, con una maggior consapevolezza della portata dei vantaggi che la base crowd può offrire e non solo per il fundraising in sé e per sé.