Sempre più imprenditori usano il web per presentare i loro progetti e cercare finanziamenti. Una delle forme più diffuse di questa modalità di finanziamento, abbastanza recente, è il crowdinvesting, una sottocategoria del più ampio crowdfunding..
In Italia, come nel resto del mondo, le cifre parlano di un settore in forte crescita, con un aumento costante sia di portali autorizzati per le offerte online che di campagne di raccolta fondi. Secondo i dati raccolti nell’osservatorio sul crowdfunding del Politecnico di Milano, infatti, alla fine di giugno 2019 le raccolte per l’equity crowdfunding, una delle modalità di crowdinvesting, avevano superato gli 82 milioni di euro, raddoppiando il risultato dell’anno precedente.
Le origini del crowdinvesting sono statunitensi, ma in Europa l’Italia è stato il primo
Paese europeo, nel 2012, a delineare una normativa specifica per il crowdfunding, e in particolare per una delle sue tipologie, l’equity crowdfunding. La normativa italiana tutela i finanziatori da potenziali truffe online, delinea le caratteristiche dei soggetti fisici o giuridici che possono ricevere i finanziamenti e regolamenta l’attività delle piattaforme online tramite l’autorizzazione da parte della Consob, la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa.
Il crowdinvesting è un’opportunità interessante quindi sia per le imprese in cerca di finanziamenti per i propri progetti, sia per gli investitori che cercano rendimenti. Ma di che si tratta? A chi conviene? Quali sono le caratteristiche, le tipologie, gli eventuali rischi?
Il crowdinvesting: le caratteristiche
Il crowdinvesting è una particolare sottocategoria finanziaria del crowdfunding.
Il termine nasce dall’unione dell’inglese crowd, folla, intesa come la pluralità di soggetti che investono in un progetto, e investing, investimento. È quindi un investimento finanziario collettivo e uno strumento di finanza alternativa rispetto alle banche e alle società di intermediazione finanziaria.
Il crowdinvesting: i vantaggi
Tra i vantaggi di questa forma di finanziamento dal basso vi è per le aziende la possibilità di ottenere denaro senza rivolgersi alle banche o alle società finanziarie e senza dover essere necessariamente quotate in borsa, e per gli investitori la possibilità di diversificare i propri investimenti ottenendo anche importanti deduzioni fiscali.
Il crowdinvesting è nato come finanziamento di imprese, che possono essere sia start-up che piccole e medie imprese, per prodotti innovativi o meno. In cambio dell’investimento si riceve una ricompensa, che in base alle varie tipologie di crowdinvesting può avere varie forme: ad esempio queste societarie, interessi su prestiti, quote di una locazione o di una vendita di un immobile.
Nel crowdinvesting la raccolta di fondi avviene con un’offerta online, tramite una piattaforma web gestita da un soggetto autorizzato dalla Consob. Oltre ad offrire un punto di incontro e di contatto tra gli investitori e chi ha bisogno di finanziamenti, questi portali si occupano anche di finalizzare l’investimento.
Chi sono i soggetti coinvolti nel crowdinvesting?
Il crowdinvesting è rivolto alle persone fisiche, anche definite consumer, alle società o ad altri enti, che si definiscono anche investitori retail, agli investitori istituzionali, come le compagnie di assicurazione, e professionali, come le banche. Si tratta perciò di soggetti privati o giuridici, che investono nella start-up o nella PMI che lancia l’offerta. Le transazioni possono avvenire tra due persone fisiche, tra due imprese, o tra un’impresa e una persona fisica.
I rischi del crowdinvesting
Rispetto ad altre forme di crowdfunding, come il modello donation-based che è senza scopo di lucro, il crowdinvesting prevede un ritorno economico in seguito all’investimento, come tutela per una serie di rischi. Vediamo quali sono i rischi principali.
Rischio di perdita del capitale
Rispetto alle imprese già avviate, le start-up e i progetti nuovi non hanno fattori economici che permettano di prendere una decisione razionale: non hanno una storia alle spalle, né risultati da cui poter prevedere l’andamento futuro. Scegliere di puntare su di un progetto con il crowdinvesting significa scegliere di partecipare interamente al rischio di capitale di un’impresa. È una scelta puramente emotiva basata sul proprio intuito.
Mancanza di dividendi iniziali
La normativa in vigore vieta la distribuzione degli utili delle start up innovative per quattro anni dall’iscrizione nella sezione speciale del registro delle imprese. Nel caso di utili quindi, la società li reinveste permettendo un aumento del valore della partecipazione.
Rischio di illiquidità
Nei mercati organizzati, come la Borsa Italiana, è possibile “liquidare” gli strumenti finanziari ad un prezzo che corrisponda al loro valore effettivo. Gli strumenti finanziari emessi dalle start-up innovative, invece, non possono essere negoziati nei mercati organizzati. Per questo motivo è più difficile venderli, e soprattutto ad un prezzo che corrisponde al loro valore.
Rischio di truffe
Gli strumenti di investimento online sono in crescita in Italia e nel mondo, grazie alla velocità di comunicazione, alla possibilità di raggiungere migliaia di persone in ogni parte del mondo, alla semplicità delle procedure rispetto agli investimenti tradizionali. Ciascun Paese adotta le proprie misure di vigilanza, ma il rischio di incappare in attività illecite o in vere e proprie truffe è sempre presente.
Quando si decide di partecipare ad un’offerta online, è necessario verificare sempre che il portale che la gestisce sia iscritto nel registro dei gestori di portali presso la Consob.
Crowdinvesting: quanti modelli esistono?
Il crowdinvesting comprende principalmente cinque tipologie: equity crowdfunding, lending crowdfunding, real estate crowdinvesting, royalty crowdinvesting, invoice trading.
Modello equity-based: gli investitori diventano soci del progetto, sottoscrivendo quote del capitale di rischio della società.
Modello lending -based: gli investitori concedono un prestito in denaro alla società, applicando un tasso di interesse. il prestito può avvenire con il modello diffuso o con il modello diretto. Nel primo caso, le piattaforme che mettono in contatto la domanda e l’offerta selezionano i potenziali debitori con un rating, un punteggio: più alto è il rating, maggiori sono le probabilità di ripagare il prestito ottenuto. Gli investitori possono decidere di finanziare anche solo una parte dell’importo richiesto. Con il modello diretto, invece, gli investitori scelgono direttamente, appunto, i soggetti da finalizzare.
Modello real estate: gli investitori finanziano progetti immobiliari, come ad esempio per la ristrutturazione di un immobile di pregio, sia tramite un prestito ipotecario, quindi con una forma lending-based, che tramite un finanziamento, a fronte del quale possono ricevere come ricompensa quote del reddito di locazione oppure della plusvalenza generata dalla vendita dell’immobile.
Modello royalty- based: tramite questa tipologia, gli investitori ricevono una ricompensa monetaria generata dai ricavi e dai profitti previsti: ad esempio, brevetti, diritti sulla proprietà intellettuale, licenze.
Invoice Trading: grazie a questa forma di crowdfunding, che in Italia è una di quelle che sta avendo maggiore successo, i finanziatori anticipano l’importo di una o più fatture di un’impresa, messe all’asta dalla piattaforma.