Il royalty crowdfunding è una categoria del crowdinvesting, la tipologia di crowdfunding che prevede l’investimento in un progetto da parte della folla, a fronte di un ritorno economico. Le altre tipologie di crowdinvesting sono equity, lending, real estate, invoice trading.
Di tutte le tipologie di crowdfunding, il royalty crowdfunding, spesso definito anche royalty –based o semplicemente royalty, è al momento uno dei meno diffusi in Italia, con una presenza minima di piattaforme che se ne occupano, dedicate soprattutto al finanziamento in rete di progetti musicali ed editoriali.
Perché si chiama royalty?
Il nome proviene dalle royalties, che un campo economico definiscono un compenso commisurato gli utili, e più nello specifico di tratta dei compensi che il titolare di un marchio, di un prodotto o di un brevetto riceve per l’utilizzo commerciale.
Royalty crowdfunding: come funziona
Questa tipologia di finanziamento alternativo è rivolta ai privati e alle persone giuridiche.
Le piattaforme che si occupano di royalty crowdfunding sono legate principalmente al settore culturale, e si specializzano nel sostegno di musicisti, registi, scrittori, artisti in genere.
Tramite il portale, le piattaforme mettono in contatto artisti che cercano finanziamento per il proprio progetto con gli investitori, che in genere sono appassionati e simpatizzanti, e quindi l’investimento si basa soprattutto sulla volontà di sostenere il progetto in cui si crede piuttosto che sul fattore economico.
Le campagne possono comprendere ad esempio un album musicale, un film, uno spettacolo teatrale, un libro. Come succede in altri tipi di crowdfunding, vengono create raccolte fondi con obiettivi minimi da raggiungere, e le campagne comprendono tutti dati sul prodotto, sul servizio e sui soggetti.
Gli investitori, anche definiti backer, scelgono il progetto e investono con una somma, che di solito è libera. I guadagni del royalty crowdfunding prevedono varie tipologie, e sono sempre legati al successo del progetto. Possono comprendere quindi compensi sui biglietti dei concerti o degli spettacoli, quote dei diritti SIAE, percentuale di guadagno sulla vendita del libro.
I finanziatori diventano quindi dei veri e propri co-produttori di un progetto artistico o culturale investendo il loro denaro e percependo una percentuale sugli utili futuri.
Royalty crowdfunding: in cosa è diverso dalle altre tipologie?
Il royalty crowdfunding prevede un ritorno economico ma si differenzia dall’equity, perché gli investitori non acquistano capitale e del rischio e non diventano soci: non è previsto quindi un controllo sull’attività economica, né la creazione di un patrimonio comune, ma soltanto la partecipazione agli utili e alle predite del prodotto o del servizio previsto dal contratto.
Royalty crowdfunding: che cosa dice la legge?
A differenza dell’equity crowdfunding, che ha una normativa dedicata e in costante aggiornamento fin dal 2013 come sostegno alle PMI e alle start-up, il royalty crowdfunding non ha delle leggi dedicate.
I contratti tra i richiedenti e i sostenitori si basano sulla figura giuridica dell’associazione in partecipazione, disciplinata dall’art. 2549 del Codice civile, con cui i finanziatori partecipano agli utili generati.
Royaltry crowdfunding: gli aspetti fiscali
Dal punto di vista fiscale, i soldi forniti dall’investitore diventano una base imponibile del 49.72% se l’apporto è superiore al 5% nel caso di una società quotata, e del 25% se la società non è quotata.
Se l’investimento è inferiore al 5%, sugli utili è prevista una ritenuta a titolo d’imposta del 20%.